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LIFE, SPORTIVE AND EXECUTIVE COACHING (METODO SFERA)

metodo sfera

LIFE, SPORTIVE AND EXECUTIVE COACHING (METODO SFERA)

Chi di noi nono conosce Jacobs che mostrando fiero il suo Oro Olimpico ringrazia la sua mental coach?
Bè, non ero io, ma ho studiato quel metodo meraviglioso con cui accompagno i professionisti sportivi a vincere i loro “ori”.
IL MODELLO SFERA
Sostegno della Juventus, il metodo SFERA nasce dal lavoro diretto con atleti professionisti, allenatori e preparatori atletici operanti in diverse discipline sportive, in particolar modo dall’esperienza di Giuseppe Vercelli con la nazionale di sci italiana, nella preparazione delle Olimpiadi del 2006.
Il metodo SFERA vuole rappresentare una semplificazione di ciò che si fa quando si opera nel campo dell’ottimizzazione della prestazione sportiva, di vita o professionale che sia, purché si parli di ALTA PERFORMANCE E ALTA PRESTAZIONE.

Il metodo SFERA serve dunque per riunire in un acronimo di facile memorizzazione i cinque punti fondamentali per una buona preparazione mentale.
SFERA è un metodo di indagine che attraverso alcune domande specifiche riesce ad evidenziare quali sono le aree psicologiche che il coachee deve potenziare per ottenere una prestazione di eccellenza (che sia individuo, squadra sportiva o professionale).
Esistono diversi esercizi, anche molto semplici, che vengono insegnati in modo che
autonomamente possa lavorare sul rinforzo delle aree mentali in cui risulta essere più debole.
Una volta che ha imparato il metodo SFERA può analizzare da solo l’andamento
dell’allenamento o della gara e essere così consapevole del suo stato mentale, dei suoi punti di forza e delle sue aree di miglioramento.
E’ un lavoro pratico che si basa su 10 appuntamenti standard e poi può essere calibrato in base alle esigenze specifiche. Lavora sulla indipendenza del coachee o della istituzione-gruppo, nel creare il funzionale equilibrio tra il fare e il pensare.

Dal sito sferacoaching.com
S come sincronia: la sincronia è la capacità di essere completamente presente a ciò che sto facendo nel momento in cui lo sto facendo. Sono in sincronia ogni volta che penso all’azione che sto svolgendo. La mia mente è concentrata su ciò che il mio corpo fa. Non sto pensando a niente altro. Facciamo alcuni esempi di pensieri indicatori di una scarsa sincronia: “ho paura di sbagliare, chissà cosa diranno gli altri se non faccio bene, non ho finito i compiti quindi è meglio che uscito dal campo vada a farli, stasera uscito dal campo devo andare a fare altre commissioni, nello spogliatoio ho litigato con tizio e lui mi ha detto…” Questi, ovviamente, sono solo alcuni esempi che ci fanno capire però che ogni volta che siamo in scarsa sincronia la nostra mente non si sta concentrando sul momento presente ma si fissa su pensieri che appartengono a cose passate o a cose che dovranno ancora avvenire. In ogni caso, il risultato è che il mio corpo è qui e sta giocando e la mia mente sta pensando ad altro. Se ti è chiaro cosa intendiamo con la parola SINCRONIA, puoi valutare se nella situazione che hai preso in esame la tua sincronia era +, +/- o – e colorate i quadranti corrispondenti.

F come punti di forza: i punti di forza sono quelle cose di cui siamo assolutamente certi e
sappiamo di poter usare a nostro vantaggio in ogni occasione. Riconosciamo nei nostri punti di forza ciò che fa la differenza rispetto agli altri. Ogni atleta ha sicuramente almeno tre punti di forza: uno fisico, uno atletico e uno mentale. Troppo spesso ci dimentichiamo di che cosa siamo capaci e ci concentriamo invece su tutto ciò che non sappiamo fare. Il campione è colui che è perfettamente consapevole delle sue aree di miglioramento e in allenamento si concentra sul potenziamento di questi limiti, ma quando scende in gara ha la straordinaria capacità di concentrarsi solo su ciò che sa fare bene, dimenticando per un attimo tutto ciò che non va.
Avrà l’allenamento successivo per concentrarsi sui suoi punti deboli; in gara si va solo con i punti di forza. Facciamo degli esempi di pensieri che indicano una scarsa consapevolezza dei punti di forza: “lui è più bravo di me, l’altra volta ho sbagliato e quindi anche questa volta fallirò, non mi sento in forma sicuramente andrà male, sono troppo lento per riuscire a superarlo, non sono bravo nelle uscite fra i pali, i rigori non sono il mio forte, ecc…”. Ogni volta che la nostra mente, in occasione di una prestazione importante, si concentra su ciò che non sappiamo fare, noi ci indeboliamo e abbiamo più probabilità di fallire. Ovviamente, nell’identificare i nostri punti di forza dobbiamo scegliere dei punti in cui effettivamente sappiamo (perché magari ci viene confermato dall’esterno) di essere realmente forti, se no cadiamo nell’illusione.

E come Energia: l’energia è ciò che noi utilizziamo per svolgere un compito, per raggiungere un obiettivo, per muoverci e andare avanti. L’energia fisica è ciò che consente il movimento corporeo ma l’energia mentale è altrettanto fondamentale. Quante volte ci siamo ritrovati a dover fare qualcosa senza averne molta voglia e ci siamo sentiti stanchi ancora prima di iniziare. Eppure magari non avevamo fatto in precedenza lavori che ci avevamo stancato in quel modo, eppure ci sentivamo stanchi. Questo è un esempio di poca energia.
Al contrario invece può esserci capitato di svolgere un compito con tanto impegno e tanta
passione da impiegare il 150% di noi. E alla fine, soddisfatti del risultato, ci sentivamo
stanchissimi e privi di forze. Questo è un esempio di troppa energia che però porta allo stesso risultato che averne poca.
L’atleta [o il manager] sa che deve dosare in equa misura l’energia per poter affrontare la prestazione nel migliore dei modi. E’ facile vedere una persona con un’elevata energia perché tende ad essere molto dinamica, attiva, dominante, grintosa, loquace. Al contrario quando si dispone di poca energia si risulta poco dinamici, apatici, taciturni, sottomessi. […]

R come RITMO: Quale è la differenza tra Energia e Ritmo? L’energia è la dimensione della quantità , il ritmo è la dimensione della qualità . Immagina, ad esempio, di dover piantare un chiodo nel muro avendo a disposizione il miglior martello e il migliore chiodo possibile. Se hai poca energia non riesci a piantarlo, se ne hai troppa rischi di spaccare il chiodo nel muro. Il ritmo è ciò che genera il flusso giusto nella sequenza dei movimenti, la giusta alternanza tra il tenere il chiodo e il battere col martello. Fare le cose nel giusto ritmo significa saper alternare in modo equilibrato momenti di attività e momenti di pausa, seguendo quelle che sono le esigenze fisiologiche del nostro organismo.
Non rispettare il proprio ritmo vuol dire fare le cose troppo velocemente oppure troppo
lentamente, generando in entrambi i casi delle sensazioni sgradevoli. […]

A come ATTIVAZIONE: L’attivazione ha a che fare con la passione che guida le attività che si svolgono; è il motore motivazionale. E’ la massima espressione della passione che ci permette di superare i limiti, di allenarci duramente, di proseguire anche nella sofferenza e di ricominciare dopo un infortunio. È quella forza interiore che alimenta, ogni giorno, il nostro sogno di atleti o di allenatori, indirizza il nostro comportamento, genera armonia ed equilibrio nel fare e nel dirigersi verso l’esperienza desiderata. In questa dimensione vengono usati, al massimo livello e con naturalezza, entrambi gli emisferi del cervello. È una dimensione emotiva che si può descrivere in modo approssimativo ma chi vive lo stato di attivazione si sente pronto per fare ciò che deve fare. Lo fa con gioia, con divertimento, con passione e con motivazione.

Ti aspetto per il “tuo oro”!